venerdì 12 febbraio 2010

Dopo Rosarno...

Il fenomeno migratorio è parte strutturale della storia dell'umanità, la nostra penisola perno tra Oriente e Occidente, tra Settentrione e Meridione è l'emblema di immense immigrazioni e emigrazioni. Occorre, alla luce di questo, adottare una nuova prospettiva, una lettura che vada oltre la gestione di quello che è definito un problema momentaneo frutto di una situazione economica a livello internazionale molto squilibrata. L'immigrazione rappresenta una grande opporunità di crescita civile e culturale per tutti, un'occasione imperdibile per scardinare lo sterile egoismo della "nostra" società che, innalzando costantemente squallidi muri, finisce per sentirsi sempre insicura e assediata. L'incontro con persone con narrazioni travagliate, spesso difficilmente comprensibili, non deve provocare pietas e tolleranza, ma deve fornire l'input per mettere il proprio Io in discussione, creando reti di condivisione comunicativa volti alla consapevolezza dell'esistenza dell'Altro. L'alterità, perché sia tutelata, necessita di ascolto e accoglienza, mentre rifiuta l'omologazione, dunque la riduzione ad un'unica identità. Lo stare nelle differenze è il vero fulcro dell'uguaglianza. Una società complessa aperta e rivolta al futuro deve essere in grado di coniugare diritti e doveri, vissuto individuale e immaginario collettivo. Questa è l'unica via percorribile per evitare la marginalizzazione e il ripetersi di fatti come quelli accaduti a Rosarno, senza dimenticare che dove vi è latenza di diritti, quindi disagio, si trova perfettamente a proprio agio la criminalità organizzata. Questa battaglia culturale appartiene a tutti, ma, in primis, alla scuola, alla politica e ,anche, ai media perché l'ignoranza semina pregiudizi, questi alimentano la paura ed essa fa crescere in modo strisciante il razzismo.