sabato 16 maggio 2009

Si conclude la prima settimana di campagna elettorale;non tutta l'Italia è razzista!

Si conclude oggi la prima settimana di campagna elettorale, lunga e faticoso tra volantini, bandiere e gazebo da montare. Oggi sicuramente è stata la giornata più difficile.
Tra i banchi del mercato, i volantini passano di mano in mano, letti velocemente, semplicemente gettati a terra, talvolta conservati per studiarli attentamente;i bambini nel veder il foglio colorato sono sicuramente i più felici. Ci sono anche coloro che vorrebbero votare, ma non possono. Gli stranieri a cui consegno il volantino delusi e scuri in volto, quasi come se quel mio gesto rimarcasse la loro diversità, il loro appartenere alla categoria dei barbari e non dei cives, lo rifiutano, spiegandomi di non averne bisogno poiché non hanno diritto di voto.
Dopo il breve giro di volantinaggio, torno al gazebo, qui si è formato un gruppetto molto caotico: cittadini, amici , assessori, candidati e anche avversari politici, qualcuno mi prende per un braccio, strattonandomi fuori dalla piccola ressa: una signora anziana, con grandi occhi azzurri e capelli tinti rossi mi dice di aver bisogno del mio aiuto. Da qualche giorno porta da mangiare ad una famiglia tunisina, che da Gennaio non ha reddito. Padre e madre tunisini sono stati costretti, così, a rimandare nel paesino d'origine alle porte del deserto le due giovanissime figlie, nate in Italia. Là vivono con la nonna malata in una baracca, la loro unica proprietà sono tre pecore. La madre delle due bambine è nuovamente in attesa di un bambino, sorridente l'anziana signora mi spiega che come le vecchie famiglie contadine dicomanesi, anche loro, malgrado la miseria, continueranno a fare figli finché non nascerà un maschio. La situazione è conosciuta all'assistente sociale, ma i suoi poteri sono limitati e vi è il problema del permesso di soggiorno che non lavorando rischiano di perdere. Sono disarmata, mi vergogno di essere lì a cercare una preferenza ed a gustarmi tranquillamente la mia sigaretta dopo il dolce cappuccino del bar. Mi rendo conto di essere poco autonoma e propositiva, non ho il senso pratico, quindi non so cosa rispondere, lo smarrimento nei miei occhi deve essere chiaro alla donna dagli occhi azzurri, la quale mi suggerisce che occorre trovare vestiti e culla per il nascituro e, soprattutto, dovrei parlare con il Sindaco per trovare un lavoro al signore nord-africano. La mia coscienza bislacca mi spinge a pensare a quei servizi televisivi sulle elezioni in Sicilia, dove il politico per avere voti promette impiego ad personam. Mi chiedo se sia la medesima realtà, mi domando dove sia il confine tra corretto e scorretto, poi guardo quella signora, il gazebo, i volti sorridenti, il sole, il giardino fiorito della piazza principale, non ho dubbi prendo l'impegno di cercare di aiutare quella coppia tunisina, parlerò col Sindaco, cercherò il necessario per il bambino che sta per nascere ... L'atto di quella signora è una disperata ricerca di sostegno per altre persone; la solidarietà e l'amore la spingono; nel nostro dialogo non c'è posto per alcun interesse personale, per alcun voto, o partito: un'Italia diversa esiste, malgrado le leggi razziste del governo, benché la Lega, per un pugno di voti, proponga norme indecenti, malgrado il clima di terrore creato dai media, esiste un Paese che non ha paura dell'altro ed è pronto ad aiutarlo, non rifiuta le differenze, ma ritrova in queste le proprie radici, identità forti per un Paese multietnico, aperto, quindi proteso verso il futuro.