lunedì 18 maggio 2009

Tra Comunione elettorale e lucciole...

Sono abitudinaria e forse interpreto la vita rimanendo ancorata troppo ai miei pregiudizi, ma del resto questi sono l'unica via che l'uomo ha per comprendere il testo della vita, costruito giorno giorno, esperienza dopo esperienza.

Sono atea convinta, non sono stata battezzata e consapevolmente vivo con gioia questa mia condizione di estrema libertà di coscienza. Per tale motivo ho sempre cercato di evitare la partecipazione ad ogni genere di momento religioso imposto a piccoli bambini, ancora non capaci di comprendere in profondità l'essenza dell'avere una fede, soprattutto se si trasformano in volgari feste, occasioni di consumismo e mercificazione. Ieri alle cinque, tuttavia, mi sono ritrovata in una splendida villa sulle colline intorno a Dicomano, tra bollicine, Chianti rosso di ottima qualità e tagliata: insomma nel massimo sfarzo per una festa di Comunione. Sono stata indotta a parteciparvi: quell'invito, secondo tutti, era un'opportunità da non perdere per la ricerca di preferenze. Presto mi sono accorta, però, tra una sigaretta, un sorriso e l'ennesimo bicchiere, che non c'era spazio per la mia bella politica, fatta di progetti e alti ideali, opinioni positive e pungenti critiche.

La politica entrava nelle discussioni nei suoi aspetti più volgari e offensivi, del resto dovevo immaginarlo, vista la mia enciclopedia di pregiudizi, che avvocati, costruttori e architetti avessero un certo approccio alla realtà eccessivamente legato ai propri interessi economici.

La serata è piacevolmente calda, girando per le varie stanze osservo quadri psichedelici stupendi e pacchiane riproduzioni di opere trecentesche. Su un antico tavolo in pietra si trova un eccezionale capitello, mentre lo tocco, sono raggiunta dal padre della festeggiata, questi borioso mi conferma che si tratta di un pezzo tardo romano autentico. Com'è possibile? In Italia basta avere un po' di soldi per poter prendersi ciò che appartiene a tutti e conservarlo egoisticamente solo per i propri sguardi. Mi complimento col padrone di casa che mi conduce a vedere la cantina, bellissima, attraversata da un odore strano che porta in un'altra dimensione, rurale, autentica da arcadia dorata, alle pareti, fra le infinite bottiglie, sono appesi numerosi affascinanti oggetti per la mescita. Tornata in giardino le persone presenti sono aumentate, ricconi e arricchiti gareggiano pateticamente a fingere la perfezione, molti sfoggiano le compagne come trofei, queste sono sedute separatamente non sopportando le discussioni d'affari dei loro uomini. Tutto è ripugnante, vorrei fuggire, il mio ragazzo, invece, saltella da un tavolo ad un altro, ama quel posto e forse quella gente. La serata trascorre; arriva, tra l'altro, il giovane candidato a Sindaco della PDL, tra le braccia ha un minuscolo canino, svetta per la sua altezza e per il completo che indossa di un' eleganza esagerata. Mi sembra di trovarmi in un'orrenda copia di quei famosi salotti buoni, o , peggio ancora, di certe rozze feste da "vip". Se gli originali mi sollevano una profonda rabbia, all'interno della riproduzione, emblema dell'occupazione dell'Italia da parte della cultura berlusconiana, provo compassione per chi non sa costruire una propria identità e si aggrappa ai soldi, all'apparire, all'emulare. Deve essere difficile, immagino, essere la brutta imitazione per tutta la vita, avere e voler avere sempre più per raggiungere i papponi di successo. Verso mezzanotte finalmente riesco ad uscire da quell'altissimo cancello, meravigliosamente tutta la vigna sotto la strada è illuminata da centinaia di lucciole, il ricordo corre all'infanzia, ogni lucciola un soldino; la voglia mi invade, mi lancio per catturarne un po', intravedo, grazie al chiarore della luna, il mio ragazzo immobile guardarmi, mi sento leggera, forse anch'io sto cercando di arricchirmi, sono felice e veramente convinta del pasoliniano «Io darei l'intera Montedison per una lucciola».