Con i new media le strutture neuronali sembrano essere state trasportate all'esterno del cervello e divenute modello per l'organizzazione di un'intelligenza totale che non è semplice somma delle parti, ma è qualcosa di più, un sapere che raccoglie lo scibile frutto della libera circolazione di idee, di connessioni tra narrazioni personali e di gruppi. Non hanno più spazio le epistemologie fondate sul soggetto trascendentale, o sull'empirismo dei fenomeni naturali. Chi cerca di arrestare tale flusso è destinato a fallire, le leggi tradizionali sulla proprietà intellettuale possono arginare, stringere i lacci delle infinite possibilità dell'open source, ma il risultato ottenuto è molto diverso dagli intenti;la loro esistenza, infatti, permette paradossalmente di realizzare reti sempre più forti la cui identità coincide con la volontà di trasgredire le norme tradizionali e i loro confini nazionali .
L'introduzione della proprietà intellettuale, da cui segue il diritto d'autore, è stata una grande rivoluzione che ha permesso alla fine epoca Moderna agli scrittori, compositori, giornalisti di salvaguardare la propria creatività e di poter vivere in modo dignitoso del proprio lavoro. Sul piano editoriale ha comportato lo sviluppo di un maggiore spirito imprenditoriale e ricerca di novità, inediti. Presto, tuttavia, la proprietà culturale si è trasformata in proprietà industriale, il confine tra profitto e salvaguardia si è col tempo sempre più assottigliato sino a sparire. Il diritto d'autore ha perso il suo significato, anzi rappresenta la condanna a morte degli editori e soprattutto limita la creatività del Post-Moderno, un'espressività comunicativa fondata sulla decostruzione e rimediazione. Il diritto d'autore, infatti, permette lo sviluppo di tale comunicazione solo a chi ha disponibilità economica per pagare il copy right, come narra il fumetto "Bound by law?"; una giovane regista di documentari difficilmente potrà produrre in modo indipendente la sua opera. L'open source, però, in tutte le sue declinazioni rischia di essere un' illusoria utopia dorata il cui luccichio nasconde numerose ambiguità legislative, economiche e teoriche.
Sembra che la legge non riesca a comunicare con la società; ancorata al passato, cieca, non osserva il futuro, lo rifiuta, perdendo così d'autorità. Sarebbe necessario un sistema legislativo capace di auto-rigenerarsi, di trovare l'equo equilibrio tra totale anarchia e completo controllo.
Le grandi industrie hanno, invece, velocemente compreso le potenzialità dell'open source: la sua sintonia con gli umori del mondo contemporaneo. Stanno, così, cercando di penetrarlo e piegarlo ai propri interessi. Multinazionali che elaborano software investono in programmi open source, l'industria culturale cerca di entrare in dialogo con questo, ad esempio gruppi musicali come i Radiohead mettono a disposizione alcune loro canzoni gratuitamente sul web. Il mondo cinematografico sfrutta il web 2.o per rendere alcuni film e serie televisive fenomeni di massa, spandendo, grazie a blog non ufficiali, siti amatoriali e gruppi su facebook, quell'alone mitologico. Talvolta prodotti amatoriali sviluppati nell'ambito dell'open source sono da stimolo per la pubblicità che gira sui mass media tradizionali; le agenzie pubblicitarie si ispirano ai video di you tube, alla loro estetica, ai contenuti prevalenti, per elaborare spot in sintonia con l'utenza. Software a pagamento si modellano sui programmi nati dalla collaborazione dal basso, quindi maggiormente rispondenti ai bisogni degli utenti, poiché sistemi in grado di evolversi velocemente. In generale lo stesso sistema di produzione industriale si modella sul paradigma della rete, dell'open source, essendo sempre più delocalizzato in tutto il mondo, diviso in micro-distretti che collaborano per la produzione di un medesimo oggetto.
Sull'open source entrano quindi con forza interessi economici , questo insinua il sospetto che l'apertura e l'accessibilità democratica siano solo apparenti. La comunicazione open source rischia di essere eterodiretta dall'economia ed anche l'espressività profonda autentica si perde nell'oceano delle immagini dell'apparire, delle aride icone dell'omologazione , dell'overload di informazioni generiche , la cui gerarchia- si pensi a wiki, a rss -solo apparentemente è frutto di una scelta collettiva, di condivisione e confronto. L'introduzione dello spirito critico, quindi di una formazione della persona autentica potrebbe evitare il rischio di essere abbagliati dalla complessità, finendo in un labirinto senza senso.