mercoledì 13 maggio 2009

la vita su fb

Colgo l'occasione del secondo assignment per soffermarmi sull'uso di facebook da parte dei partiti. Premetto che la mia vuol essere una riflessione del tutto spontanea che parte dall' esperienza personale.


In un freddo pomeriggio sonnolento, durante le vacanze di Natale, giorni di vita forzata in famiglia, ho deciso di cedere a facebook. La mia registrazione è stata dettata dalla situazione contingente: vuoto cosmico, ricerca di vie di fuga e curiosità verso il nuovo, tale da farmi superare anche il timore per l'esposizione, per il mettersi vistosamente in gioco. Serve, infatti, molto coraggio per entrare in quella mischia di relazioni un po' false, di convenienza e talvolta vere. Facebook è, in primis, condivisione gratuita: dialogo immediato attraverso la chat, scambio di commenti, video e musica sulla bacheca. Esso si nutre, però, soprattutto di voyeurismo, i confronti comunicativi si basano per la maggior parte su immagini. La realtà riprodotta perfettamente con video e fotografie, anziché essere il massimo dell'autenticità, diviene su fb l'apice della finzione, un inganno, auto-inganno per convincersi che la mediocre vita non è cosi triste e abitudinaria. Imperversano foto ritoccate di sorridenti amici in posa per scatti pensati per la pura pubblicazione, si ottiene così un mondo fiabesco ri-mediato e perfetto; la finzione diviene perfetta realtà, perché da tutti percepita inconsapevolmente come tale . Con facebook il virtuale ed il reale si compenetrano: al pub si discute di eventi on-line e su facebook si discutono incontri nel mondo tradizionale. Quella linea di demarcazione tra immaginazione e realtà si annulla anche per la politica militante. La campagna elettorale fatta da volantinaggio, breve scambi di opinioni e commenti faziosi si trasferisce sul social network divenendo più ampia, più veloce, meno dispendiosa, ma rimanendo positivamente radicata sul territorio; molte sezioni di partito (pd) hanno il loro profilo, il vecchio tesseramento cede il posto agli amici. Facebook, del resto sta enfatizzando, palesando in modo esagerato quella tendenza, che la politica italiana ha ormai assunto da quasi venti anni, di porre al centro i personaggi, le loro storie, la loro retorica, a discapito dei programmi. Facebook è la miglior vetrina per un tal genere di politica che, si voglia o meno, partendo dagli Stati Uniti si è espansa in Italia e in tutti i paesi europei. Non vi è spazio sulla bacheca per esprimere idee articolate, progetti di società a cui guardare, chi tenta di far ciò è destinato a fallire, perché il mezzo condiziona il messaggio e fb non può contenere la complessità. Paradossalmente, in effetti, quello che dovrebbe essere luogo plurale, di condivisione delle differenze rappresenta, invece, l'apice della semplificazione e dell'omologazione comunicativa, quindi di pensiero. La comunicazione plastificata da partito-saponetta, prima tipica solo di una certa parte che concepiva la res publica come un'azienda, ha suggestionato e inglobato tutti, basta dare un'occhiata ai manifesti elettorali pubblicati anche sul più noto socialnetwork. L'esigenza di semplicità, trasparenza e rapporto diretto con i cittadini è stato confuso con semplificazione e demagogia. Di questo caos totale che vuole la complessità come negativa, facebook è l'emblema. Il bombardamento di volti e spot privi di senso offuscano le lenti dello sguardo critico, come oppio assuefanno e alterano la percezione, gli elettori finiscono per essere completamente smarriti senza bussola, se non quella del qualunquismo.

Il web 2.0 potrebbe essere rifondato, ma è molto difficile, in quanto prodotto di un certo paradigma comunicativo, informativo e relazionale, dove la tradizionale centralità dell'informazione è affiancata da quella della relazione interpersonale, dello scambio bi-direzionale, ma le connessioni sono superficiali, non riescono a penetrare, a divenire elemento generativo di una nuova architettura del post-moderno. La comunicazione della rete è l'espressione di quello che la comunicazione è attualmente, anche a livello politico. Un insieme scoordinato di relazioni mancanti di filo conduttore, magari in fieri. Gli scambi, le connessioni per avere senso dovrebbero ruotare intorno alla riflessione, al mettersi in questione, all'interrogarsi su ciò che si è e si fa , la comunicazione nell'era del web 2.0 per generare e rigenerarsi, divenendo autentica, dovrebbe ripartire dal socratico conosci te stesso. Crisi comunicativa è, quindi crisi creativa, identitaria, frutto dell'abbandono di antiche certezze e dell'incapacità di focalizzare nuovi orizzonti, di un navigare a vista nella nebbia, senza progettare, senza individuare una potente e condivisa meta-utopia capace di orientare. Tutto questo ha un suo valore esistenziale per il privato degli individui, ma anche per il nuovo mondo politico.