giovedì 7 maggio 2009

donne e reti, un commento.

Pubblico il commento che ho lasciato sul blog di iamarf, ringraziandolo di avermi accolto nella sua blogclasse
L'anno passato ho sostenuto un esame di filosofia teoretica, il programma verteva sulla teoria delle categorie. Definire l'argomento complesso è un eufemismo, ma il fulcro delle lezioni è stato sin da subito cristallino: la centralità dei collegamenti, della rete, quindi l'importanza non delle fondamenta, ma delle "stesse" architetture rintracciabili nelle categorie più disparate(senza, però, cadere nello strutturalismo).
Con un ampio volo pindarico e molta banalizzazione si potrebbe individuare il ricorrere di relazioni, quindi architetture, analoghe in numerose situazioni sociali, dalla scuola alla politica. L'opinione dei più vuole le donne, rimanendo nella prospettiva categoriale e della rete, come unità sparse tra cui non vi è legame proficuo produttivo: tale situazione probabilmente è vera ( non posso confermarla rifiutarla, non avendo statistiche ), ma il focus problematico rimane un altro: come possa concludersi la discriminazione di genere in politica, più generalmente in qualsiasi relazione interpersonale.
Non voglio scadere in bieco femminismo, vorrei solo, gettando il cuore oltre l'ostacolo, provare a pensare in modo più ampio ad una reale uguaglianza nel mantenimento delle diversità, biologiche va da , ma anche psicologiche. Oggi in Italia la donna ottiene e mantiene determinati ruoli politici e amministrativi trasformandosi, nei casi migliori, in dittatore, rifiutando così tutte le sue propensioni "naturali" - appunto - al dialogo, al pathos più che al logos; lo stesso risultato, nel peggiore dei casi, è raggiunto, invece, sfruttando il proprio corpo naturale o artificiale. In entrambe le opzioni, del resto, il paramento su cui confrontarsi rimane l'uomo, la sua immagine e i suoi desideri.
Davanti alla strategia bellica maschile il mio genere dovrebbe sempre voltarsi dall'altra parte; ma in un Paese che sembra aver dimenticato la meritocrazia, mi risulta difficile figurarmi un'idea utopica di rete femminile a cui tendere per ottenere un po' di giustizia.

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